Alla preoccupazione per i rischi connessi al consumo di acrilammide negli alimenti che mangiamo è arrivata una prima risposta dalla Commissione Europea già nel 2017, attraverso il Regolamento UE 2017/2158 che letteralmente “Istituisce misure di attenuazione e livelli di riferimento per la riduzione della presenza di acrilammide negli alimenti”.
Se infatti l’acrilammide si forma naturalmente in determinati cibi durante la cottura, è anche vero che la sua quantità può essere limitata facendo ricorso a strategie di attenuazione (leggi qui l’approfondimento su come ridurre l’esposizione all’acrilammide), ad esempio mettendo in atto buone pratiche in materia di igiene e applicando procedure basate sui principi dell’analisi dei pericoli e dei punti critici di controllo, ossia procedure HACCP (“Hazard Analysis Critical Control Point” o “Analisi dei Rischi e Controllo dei Punti Critici”).
Nel documento, la Commissione UE impone, agli operatori del settore alimentare che producono alimenti come pane e prodotti da forno, caffè, cereali per la prima colazione e prodotti della prima infanzia, di integrare il proprio piano HACCP introducendo delle misure operative atte a ridurre i livelli di acrilammide in questi alimenti.
Non solo, perché la Commissione Europea richiede anche agli stessi operatori di effettuare campionamenti e analisi ad hoc per poter dimostrare i risultati di tali interventi alle autorità di controllo.
Le conclusioni dell’ESFA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), in merito agli effetti cancerogeni dell’acrilammide e la necessità di garantire la sicurezza alimentare, ha fatto nascere l’esigenza della predetta normativa la quale raccomanda alle aziende di intraprendere le azioni preventive per ridurre la presenza di questa sostanza nei prodotti alimentari.
Chi volesse approfondire le implicazioni tra acrilammide e HACCP trova Regolamento Europeo 2017/2158 completo di tutti gli allegati sul sito della Comunità Europea in versione pdf a questo link.